Se non è la carne, è il delirio mentale. Nei casi migliori sono entrambi.

Il cinema di David Cronenberg è capace di declinare ogni storia e ogni argomento secondo la dialettica o l'assonanza di queste due componenti. In A Dangerous Method, com'è facilmente intuibile dalla trama (la relazione tra Sigmund Freud, Carl Jung e una paziente di quest'ultimo), la mente è non solo il quadro di lettura, ma anche l'oggetto dei discorsi, e da questo forse deriva l'insipienza del film.

Cronenberg fa una scelta radicale (per lui) e gira un film tutto parlato, in cui la componente immaginifica non va più in là delle potenzialità e delle velleità di qualsiasi altro regista mestierante. Ma se all'inizio i dialoghi sono particolarmente evocativi e riescono a raccontare di più di quel che dicono, proprio assecondando l'immaginario cronenberghiano di mutazioni, contatti epidermici e fuoriuscite dal corpo, co...