Sembra che Niels Arden Oplev, arrivato in America sulle ali della trilogia originale di Millenium (quella di Uomini che odiano le donne), non vedesse l'ora di comportarsi assecondando i principali tratti che dall'Europa attribuiamo al cinema statunitense più commerciale. Il suo Dead Man Down è la celebrazione dell'action hero dal cuore devoto alla famiglia, inserito in un clima da gangster cittadino e infine colorato di individualismo, eroismo e un'improbabile superomismo. Insomma il grado più superficiale e pigro di Hollywood.
Colin Farrell è un ingegnere che architetta un piano degno di un ex dei corpi speciali della CIA, con una vendetta in mente (si direbbe che era sprecato alla facoltà di ingegneria) e Noomi Rapace è una donna sfigurata che pensa anch'essa solo alla vendetta ma, sembra dire il film, solo uno dei due desideri di sangue è giusto e verrà portato a termine con eroismo. L'altro è da...
Del film urbano, notturno, orchestrato tra gangster e povere anime c'è solo la patina, l'idea stereotipica priva dello spirito che muove anche il peggiore tra gli exploit sinceri di Hollywood...
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