Lo suggeriscono i violini di Pino Donaggio, con i loro toni più alti, che Dove Non Ho Mai Abitato ambisce a muoversi dalle parti del melodramma classico della Hollywood degli anni ‘50. Come per quelle storie anche questo film si appassiona alla possibilità di mostrare i sentimenti nascosti e a farlo tramite improvvisi crolli fisici (quando i personaggi soffrono così tanto da lasciarsi cadere come sacchi di patate), sfuriate e momenti di commozione che arrivano così subitanei da lasciare la sensazione che anche i personaggi sentano il tema di pianoforte in sottofondo e capiscano che è il momento della lacrima.

Al centro di tutto c’è una grandissima trama metaforica, che parla di due architetti che hanno chiuso fuori da sé i sentimenti e a modo loro sono scappati da quel tipo di vita. Si dovranno frequentare per la costruzione di una nuova casa e questa diventerà un’alcova prima di incontri e poi più concretamente d’amore. Due artisti che, come un regista, devono confrontarsi con un pubb...