Le intenzioni di Tim Burton (e della Disney che l’ha voluto per questo film) sono subito chiare: Dumbo entra in scena come un freak. È tenuto nascosto nella paglia dalla madre e quando viene scoperto è subito soggetto al ludibrio, è un diverso deriso. In quell’istante (forse la scena più compiuta e precisa del film) Tim Burton esegue due movimenti allo stesso tempo. Prima stabilisce il protagonista come un outsider e poi il circo come la sua casa, una famiglia che proprio in quel momento ci appare come composta da emarginati che insieme formano un gruppo.

Questa volta Tim Burton non deve adattare a sé l’ennesimo remake o adattamento della sua filmografia (siamo a ben 7 su 19 titoli totali), perché Dumbo è già una storia da Tim Burton, una di emarginazione in cui i diversi e gli esclusi si uniscono per trionfare su una massa che li disprezza fino a che non si dimostrano migliori di loro. Ma se il film originale era una storia di american dream, in cui per essere integrati bisogna trovar...