Easy Living, la recensione

L’esordio dei fratelli Miyakawa riesce contemporaneamente a far capire bene cosa voglia essere e a far vedere altrettanto chiaramente cosa non sia.
È chiaro che l’idea è fare un film di frontiera, sia spaziale che temporale. Ambientato a Ventimiglia, l’ultimo baluardo ligure prima della Francia, è la storia di un gruppo di persone che gira intorno ad un circolo di tennis, entra a contatto con un migrante e cerca di farlo passare in Francia. Siamo nel presente e anche se non ci sono più le frontiere lo stesso nel mondo di Easy Living, retrodatato nei costumi agli anni ‘70, la polizia ferma quasi tutte le macchine che si recano in Francia.

Oggetti, abiti, trucco, parrucco, automobili, usanze e ovviamente musica anni ‘70, come nei film di Wes Anderson il presente è vestito d’epoca, ma con una maniacalità decisamente maggiore nel riprendere, inquadrare e addobbare il film di oggetti fuori dal nostro tempo. Anche la messa in scena è in tono. E qui iniziano i...