Un’ultima corsa.
Anzi, un’ultima corsa?
Sicuramente la risposta a questa domanda è negativa: difficile pensare che la Universal possa seriamente decidere di accantonare, di mettere nel cassetto dei “ricordi cinematografici” una saga dal destino commerciale estremamente proficuo, che è andato aumentando di pari passo alla sua qualità filmica.
Superfluo ribadire come, con l’arrivo del taiwanese Justin Lin, Fast & Furious sia balzato sull’onda di un successo paragonabile agli ormai ben noti lungometraggi cinefumettistici: da Tokyo Drift in poi la serie ha cambiato parzialmente pelle e le corse clandestine dei bolidi customizzati hanno lasciato il posto a delle sfumature – quasi buffo utilizzare un termine del genere per opere che non fanno certo dello “sfumato” la loro tecnica “pittorica” principale, anzi – da heist e spy story ipertrofiche, sotto steroidi, con un graduale, e godibilissimo, allontan...
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