FINCHÈ MORTE NON CI SEPARI, LA RECENSIONE

Come in Rec 3: La Genesi anche al centro di Finchè Morte Non Ci Separi c’è una sposa con l’abito strappato tutta ricoperta di sangue e armata, un’immagine dalla potenza immutata che viene dal profondo, è stata riportata in alto da Tarantino con Kill Bill e qui è usata per una fuga e il classico ribaltamento delle forze in campo. La sposa è stavolta braccata dalla famiglia del suo sposo che l’ha chiusa nella gigantesca magione di loro proprietà per giocare a nascondino: se la trovano prima dell’alba la uccidono. La ragione viene da un’antica tradizione familiare, la quale affonda le radici in qualcosa di losco e pericoloso. Una volta partito il gioco, se non riescono a farla fuori entro l’alba moriranno loro.

A Finchè Morte Non Ci Separi non sfugge nemmeno un dettaglio dell’assurdità della sua trama e per questo invece di metterla in scena con dramma e vero terrore, usa la tensione (ottima) che sa creare per alimentare la comicità. Con un bilan...