C’è un motivo per il quale Ghost in the Shell (assieme ad Akira) è considerato l’esponente più rappresentativo di una certa era dell’anime nipponico, nonchè di un modo di trattare i temi della fantascienza animistica, ed è la maniera in cui lo stile narrativo giapponese (dotato di tanti pregi quanto di difetti) lasci in quei film ampio margine di interpretazione, quanto ami suggerire e non spiegare. Ingarbugliati, spesso poco chiari e certamente più interessati all’impianto visivo mostruoso che mettono in piedi piuttosto che alla chiarezza narrativa, quei due film sono due delle punte massime di un cinema misterioso che evoca più che narrare. Ghost in the Shell versione statunitense fa l’esatto contrario: non evoca nulla e spiega tutto, fin dall’inizio e in ogni scena.

A partire da quale sia la natura della protagonista, spiegata subito, fino alle varie situazioni in cui i personaggi si assicurano sempre di esprimere a voce i pro e i contro di ogni possibile scelta che stanno per prend...