Che qualsiasi film di gangster newyorkesi che voglia dirsi ancorato alla realtà quanto a scene, ambienti, costumi, luoghi e lingua finisca per girare dalle parti di Martin Scorsese è abbastanza comprensibile, poiché di fatto quell’immaginario nel cinema moderno l’ha fondato lui. Per questo Gotti – Il Primo Padrino non è tanto da biasimare nella maniera in cui aderisce a Quei Bravi Ragazzi in diverse scene, nell’uso della musica e in molti punti nell’uso della voce fuoricampo. È una mancanza di idee proprie su come rappresentare quel mondo che è comprensibile. Quel che del film è da biasimare, semmai, è l’incapacità di trovare un linea guida interessante nella vita del suo protagonista, in un film che solo quello dovrebbe fare.

A partire da un colloquio in carcere tra John Gotti anziano (nel 1999) e suo figlio facciamo avanti e indietro nel tempo in diversi momenti della vita del grande boss. Da giovane, quando i figli sono piccoli, poi quando sono adolescenti, le prime volte in c...