Un automa creato a partire da un uomo viene attivato da una donna che sostiene d’essergli stata legata, subito però si presentano i primi problemi e inizia una fuga alla ricerca di batterie che lo possano ricaricare e poi di un modo di ricongiungersi con la propria amata (?) e abbattere un nemico fantascientifico. Questa a grandi linee la trama di Hardcore, sottilissima e utile al movimento. Non ci sono intrecci o troppe difficoltà, solo motivazioni per agire.

La verità è che non c’è davvero niente di rivoluzionario nella tecnica con la quale è stato realizzato Hardcore, né tantomeno nella sua estetica. Semmai il film di Ilya Naishuller, che allunga il suo videoclip molto divertente postato su YouTube qualche anno fa, assembla con una certa abilità diverse ispirazioni. Film in soggettiva se ne sono visti già parecchi e la soggettiva come modalità espressiva dei cyborg l’aveva già sperimentata Paul Verhoeven con Robocop. Ma ancora la maniera in cui Henry conduce la sua carneficina è mut...