Pietro Castellitto è un regista. Capita raramente di poterlo dire con questa certezza al primo film. Specie nella sconfortante e conformista palude degli esordi italiani, in cui sembra una regola non inventarsi niente, non rischiare ma imitare gli altri per non cambiare niente di niente dello status quo. Come era stato possibile dirlo subito per i fratelli D’Innocenzo, così solo qualche anno dopo lo si può affermare senza dubbi al termine della visione di I predatori.

Al netto di alcune imprecisioni, di una seconda parte che vira più sul drammatico da che la prima era stata più smaccatamente comica e di una certa irresolutezza nella maniera in cui sono affrontati i personaggi (non esplorati, ma proprio presi di petto), sempre lì lì per essere conosciuti, sempre lì lì per esserci vicini ma irrimediabilmente troppo distanti, I predatori è la boccata d’aria fresca, più fresca che si sia respirata da anni a questa parte nella commedia italiana. Non è questione di quanto si rida (metro scio...