I Primitivi
di Nick Park
8 febbraio 2018
Nonostante la Aardman sia lo studio d’animazione europeo più divertente, intelligente, sveglio e capace di usare il linguaggio del cinema per fare dei film (ma anche episodi televisivi) densi di umorismo a diversi livelli di lettura, lo stesso troppo spesso le sue produzioni suonano come più adatte al piccolo schermo di una volta, cioè puntate di una serie o film tv, che opere per il cinema. Con alcune notabili eccezioni (Wallace e Gromit e la maledizione del coniglio mannaro), le loro storie sono così piccole e ridotte nella scala da essere sempre a corto di respiro. Godibilissime, mancano della prospettiva tipica dei film.
È il caso anche di I Primitivi che parte dall’idea assurda di una tribù di uomini primitivi che, causa isolamento prolungato, è rimasta indietro su tutto e di colpo scopre che esistono altre persone decisamente più avanti di loro, un mondo intero che è quasi al medioevo quando loro sono all’età della pietra. È possibile pensare ad una metafora della Brexit di front...
La Aardman sceglie uno sport popolare e dà un colpo commerciale alla solita avventura. I Primitivi è un tesoro di idee, trovate e battute ma non respira come un film
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