Un film come Il concorso non sbaglia mai i tempi d’uscita perché è figlio dei suddetti tempi e non può esistere se non stimolato dai mutamenti sociali e di opinione. Non è un film controcorrente né è un film di protesta, non è un film per nulla audace ma uno che cavalca e racconta, traslandolo nel passato, un sentire comune ormai assodato, digerito e ampiamente condiviso. Tramite la vera storia del concorso di Miss Mondo del 1970 Philippa Lowthorpe mette in scena con l’innocua semplicità di una serie tv la sciapa sceneggiatura di Gaby Chiappe e Rebecca Frayn che riconduce nell’alveo della compostezza una storia che in realtà avrebbe senso proprio perché scomposta. Dovrebbe essere un intreccio di attiviste che pianificano un’azione durante una diretta televisiva sapendo che le costerà l’arresto e la condanna della gran parte della società e invece sembra un cartone animato in cui tutti sono super amici.