Tutto si può dire di Il Signor Diavolo (e tutto tra poco diremo) tranne che sia esattamente quel che ci si poteva immaginare. Certo è un horror padano come quelli che Pupi Avati ha sempre confezionato e certo è un film rimasto agli anni ‘70 (nemmeno a inizio ‘80, quando ancora ne girava), ma è pieno di spunti narrativi buoni che vengono, con il passare dei minuti, massacrati dal film.

Ad esempio il protagonista è un giovane politico, una mezza tacca che riceve l’ordine di andare a insabbiare un caso che minaccia un collegio elettorale DC. Il mandante è direttamente De Gasperi e la maniera in cui viene comunicato e spiegato l’affare fa sembrare che la DC sia lo S.H.I.E.L.D. dell’Italia degli anni ‘50.
L’ispirazione viene dall’omonimo libro che Pupi Avati ha scritto l’anno scorso e la riduzione in film sembra soffrire molto dell’esigenza di maneggiare gli strumenti del cinema di paura, l’armamentario classico e quello moderno, entrambi (a giudicare dal film) sconosciuti ad Avati che inve...