Nell’epoca degli attentati in diretta social e di una violenza sempre live, registrata o registrabile, il regime delle possibilità dello sguardo sul male ha trasformato i suoi contorni indelebilmente, trascinando con sé anche il linguaggio cinematografico, ora obbligato a pensare nuove visibilità del dolore. È in questa traiettoria che si inserisce il thriller Il talento del calabrone di Giacomo Cimini. Sebbene sia drammaturgicamente tutt’altro che perfetto, il film ha dalla sua, oltre a una solida prova di regia, l’originalità dell’intuizione: andare direttamente dentro al mezzo di comunicazione per cercare di metterne in luce le responsabilità comunicative.

È infatti dallo studio di una radio milanese che partono le premesse del dramma. Durante una trasmissione il presuntuoso e montato dj radiofonico Steph (Lorenzo Richelmy) ricevete la chiamata di un ascoltatore, Carlo (Sergio Castellitto), il quale annuncia in diretta che si sta per suicidare. Qualora Steph dovesse riattaccare, Car...