Guardando oggi ad Adam Sandler non si vede più nulla di quel che era una volta. Partito come comico dirompente, violento, duro e dotato di una forza umoristica invidiabile, quando è approdato al cinema ha mantenuto per pochissimi film quest’atteggiamento, svaccando quasi subito nel questionabile. Capito quale fosse la formula per un gradimento basso nel livello ma alto nei numeri l’ha applicata alla maggioranza dei suoi film, gradualmente passando (anche grazie all’avanzare dell’età) da incendiario a pompiere. Oggi è l’alfiere della comicità familiare, acquietata, buona per tutti i palati (dunque per nessuno in particolare), senza mordente e quindi di successo.
Insieme per forza è la logica prosecuzione del successo di Un weekend da bamboccioni, l’uinca differenza è che lì la famiglia era celebrata nella sua versione più canonica, senza nessuna lettura in particolare, qui invece è vista nell’accezione contemporanea, cioè i nuclei che si creano ...
Il canone di Adam Sandler viene declinato in una nuova località. Come i cinepanettoni nostrani è il cinema delle idee povere che punta ad attirare spettatori rappresentando tutta la famiglia
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