L’amore è una carta fragile amico mio!” un po’ dialoghi da cinema anni ‘50/’60 di serie B (da cui riprende anche la passione per i riferimenti vaghissimi tipo “i progetti di ricerca a Washington”), un po’ doppiaggese, con le sentenze sparate e gli anglicismi tradotti. Non è citazionismo né postmoderno, Io Non Sono Un Assassino ci crede davvero in questo stile e il risultato è disastroso.

La trama già è difficile, tutta fatta di avanti e indietro nel tempo, di un’amicizia da ricostruire tramite diversi eventi negli anni, al di qua e al di là della barricata della legge. Ci sono morti, soldi, massoneria e su tutto regna un mistero di cosa sia potuto accadere tra questi amici. Ma è confusissimo. Io Non Sono Un Assassino non riesce mai nella difficile impresa di smembrare un trama, raccontarla non linearmente, e lo stesso renderla comprensibile. Tuttavia qua e là l’impressione è anche che forse non ci stiamo perdendo molto, perché quel poco di chiaro soddisfa davvero a sufficienza.