JOJO RABBIT, DI TAIKA WAITITI – LA RECENSIONE

L’immaginario legato al racconto del nazismo, sia nella versione olocausto che nella versione delle atrocità nel fronte interno, è stato prosciugato e annullato da centinaia di film che hanno ripetuto, ribadito e riproposto sempre i medesimi concetti con le medesime figure e i medesimi personaggi nelle medesime situazioni. Film sul tema continuano ad essere fatti ma sostanzialmente non significano più niente, sono solo coazioni a ripetere che stimolano reazioni sempre uguali in virtù dell’atrocità che sappiamo essere reale. Il punto però è che quell’immaginario lì, in sé, è stato svuotato di senso e impoverito di significato dall’usura e dalla mancanza di idee o punti di vista non certo “alternativi” ma almeno nuovi, diversi, freschi.

Per questo è incredibile il lavoro di ribaltamento comico classico che Taika Waititi riesce a fare nelle prime scene di Jojo Rabbit proprio a partire da quell’immaginario di forza e fierezza, nazionalis...