LA DEA FORTUNA, DI FERZAN OZPETEK: LA RECENSIONE

Il cinema italiano da decenni ormai ha rinunciato al racconto delle grandi passioni e delle grandi tragedie. I lacrimoni li ha lasciati alla televisione (con risultati non certo esaltanti) e Ferzan Ozpetek è rimasto l’unico a tentare di mettere in scena il panorama contemporaneo del melodramma. Come, dove e in quali situazioni si annidino le storie dai sentimenti potentissimi nel mondo moderno. Gioca in un campionato nel quale è di fatto da solo. È un pregio ma anche un peso e in La Dea Fortuna questo si sente, perché torna alle sue atmosfere classiche dopo due film in cui aveva vagato senza un vero senso tra Napoli e Istanbul, libero di spaziare su territori che nessuno esplora ma anche in affanno e sempre debitore nei confronti di modelli stranieri.

Una coppia gay deve badare ai due figli di un’amica mentre questa si sottopone a dei controlli in ospedale. Più avanza il film più il sospetto che questi controlli possano sfociare in trag...