Un animo sensibilissimo si strugge nell’attesa del ritorno del suo amore e nel dubbio che non sia invece morto. Questa è la sinossi onesta di un film concepito come 50 anni fa e che sarebbe stato difficile da mandare giù anche allora.

Cinema di resistenza del fronte interno, Francia occupata dai nazisti e poi liberata, una donna fa di tutto per sapere che fine abbia fatto il marito, prigioniero chissà dove. Le notizie non esistono durante l’occupazione e sono sempre peggiori una volta finita, tornano i soldati dal fronte, poi si scopre l’esistenza dei campi di concentramento e poi ancora arrivano i primi superstiti, di lui nessuna traccia. Intanto noi siamo abbandonati in balìa della voce over di lei, per tutto il film.

La Douleur è tutto un film sull’uso alla francese della voce over, ovvero quella che parla non sulle immagini ma aiutata dalle immagini, che pontifica con tono letterario senza disdegnare una certa pomposità. Tutto il film è un flusso di coscienza letterario, un lunghis...