Chi poteva riportare sul grande schermo l'humor nero, grottesco di Roald Dahl e della sua Fabbrica di Cioccolato, dopo un primo tentativo molto popolare (ma poco riuscito in termini di fedeltà allo spirito del libro) nel 1971? Nessuno che non si chiamasse Tim Burton. Che riesce nell'impresa di creare un film totalmente imparagonabile al precedente, grazie alla cura maniacale per le scenografie surreali (da Oscar) ma soprattutto al Willy Wonka di Johnny Depp (che ormai dovrebbe ricevere dall'Academy un abbonamento alla nomination come non protagonista).

La Fabbrica di Cioccolato si svolge in un paesino sconosciuto di una Inghilterra a metà strada tra il diciannovesimo secolo di Dickens, gli anni cinquanta tanto cari a Burton e la modernità dei videogame. La storia dovrebbe essere più o meno nota a tutti: un bambino tremendamente povero trova uno dei cinque biglietti nascosti nelle barrette di cioccolato Wonka di tutto il mondo, vincendo un tour g...