Il risultato de La marcia dei pinguini negli Stati Uniti ha dell’incredibile. Quasi 80 milioni, un risultato che significa il secondo documentario di maggiore successo di tutti i tempi, dietro al colossale Michael Moore di Fahrenheit 9/11. Ma questo caso è forse più sorprendente, considerando che non si parla di recente (e drammatica) storia americana/mondiale, ma di un gruppo di animali e della loro lotta per sopravvivere.
Come spiegare allora questo inaspettato trionfo? Vediamo di fare chiarezza. Sicuramente, la voce off che accompagna la narrazione aiuta molto la commercializzazione del prodotto, contribuendo a chiarire (ma non sempre, alcuni aspetti della marcia rimangono infatti un po’ oscuri) la vicenda e aumentando il pathos per lo spettatore. Scelta intelligente, insomma, e assolutamente non criticabile, considerando che contribuisce a rendere il racconto più coinvolgente.
Inoltre, i pregi dell’opera sono innegabili. Le immagini meraviglios...
Un viaggio nei luoghi più freddi della terra, seguendo il percorso che ogni anno fanno migliaia di pinguini. Un documentario affascinante e coinvolgente, rovinato da una discutibilissima edizione italiana…
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