Per arrivare ad essere Crank che incontra In Time di Andrew Niccol, questo secondo lungometraggio di Brian Smrz ci mette esattamente metà della sua durata. Prima è un piccolo clone di Michael Mann, con meno coerenza ma lo stesso desiderio di rarefazione, il poliziesco esistenziale, in cui alle scene d’azione e alla durezza dei personaggi è abbinata una strana forma di meditazione, come se le scene più convenzionali e di passaggio suggerissero (o volessero suggerire) qualcosa di quasi trascendentale in queste esistenze.

La storia del mercenario ormai ritiratosi dall’attività che viene richiamato in azione forzosamente dal suo vecchio boss con una paga così alta che non si può dire di no, unita al compito che gli viene assegnato (uccidere un testimone seducendo la donna che lo protegge) è tutta la parte che grida Mann: un uomo solo in un mondo infame che fa quel che deve con un codice e un romanticismo da non comunicare ma lasciar trapelare.
Quel che accade dopo semmai rivede tutto sotto...