Se c’è una conseguenza positiva della crisi hollywoodiana dei film a budget medio è che operazioni come Il Libro di Henry non si fanno (quasi) più. Avallato dal nome di Colin Trevorrow, che alla Universal è di colpo diventato in grado di giustificare anche operazioni più piccole e rischiose (con Jurassic World è diventato il regista del quarto film di maggiore incasso di sempre), Il Libro di Henry tenta l’incredibile crossover tra cinema strappalacrime e thriller in un trionfo di registri mal mescolati.

Nonostante il cinema sentimentale molto spinto si muova sempre al limite del credibile, questa storia di un geniale bambino di 11 anni che elabora un piano e lo commissiona a sua madre, perché ha capito che il vicino di casa molesta la figlia di cui lui è un po’ innamorato, supera ogni confine. Non solo innesta una dinamica da Giustiziere della Notte in una storia che non è fatta per prevederla, senza curarsi di fornire a tutti delle reali motivazioni per agire come fanno, ma soprattutt...