Un uomo, forse un pilota, si muove sicuro nel candido deserto ghiacciato dell’artico; dentro e fuori dal relitto aereo che è la sua dimora, la sua routine sembra procedere senza particolari intoppi. Lo osserviamo compiere con gesto sicuro azioni di cui, sulle prime, spesso ci sfugge il senso, flash di allucinante quotidianità in un bianco che, a dispetto delle apparenze, circonda e ghermisce questo naufrago del gelo con morsa implacabile.

Nulla sappiamo di lui, eccezion fatta per il nome – Overgård – cucito sulla sua giacca a vento lisa e smozzicate sillabe in inglese e danese che mormora all’indirizzo di orecchie presenti solo nella sua mente. Basterebbe questa consapevole ellissi di indizi a collocare Arctic di Joe Penna – già presentato con successo lo scorso maggio al Festival di Cannes e ora offerto agli spettatori del London Film Festival – in uno spazio solitamente inesplorato nel più volte battuto territorio dei racconti di sopravvivenza.

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