Nel 1995, la ventisettenne Cheryl Strayed intraprese un viaggio che l’avrebbe dovuta condurre dal deserto del Mojave fino al confine tra U.S.A. e Canada. Dal suo memoriale, pubblicato nel 2012, il canadese Jean-Marc Vallée ha tratto il suo ultimo film, Wild, presentato al Festival di Londra per la gioia di tutti gli amanti dei grandi paesaggi americani. Sorge spontanea la domanda: non ne avevamo già abbastanza di viaggi epici, di scontri uomo-natura al limite della sopravvivenza?

Forse sì, ma vale la pena citare Borges, che asseriva con dogmatica certezza: “Quattro sono le storie. Per tutto il tempo che ci rimane, continueremo a narrarle, trasformarle.” Superata questa prima, legittima – ma non troppo – perplessità, le due ore scarse di Wild assicurano allo spettatore il miglior sviluppo possibile della trita e ritrita parabola umana del viandante alla ricerca di sé stesso. La regia di Vallée aderisce alla sceneggiatura di Nick Hornby, concentrandosi su Cheryl (Reese ...