Non è certo nel soggetto che l’esordio di Michela Andreozzi difetta.

Lo spunto di una donna che sceglie di farsi innestare l’ovulo fecondato della sorella per aiutarla ad avere il figlio che non riesce ad avere, addossandosi quindi una gravidanza senza poi avere un figlio, è pieno di promesse e molto concreto, vitale e addirittura giustamente equivoco. È semmai in tutto il resto che questo film inspiegabilmente lunghissimo difetta, dalla capacità inventare snodi a sufficienza per arrivare alla fine fino a quella di scriverli, per non dire metterli in scena, in modo che si presentino come un racconto armonico, fluido e piacevole. Nessuno pretende addirittura un senso, sarebbe davvero troppo, ma almeno un po’ di mestiere anche per un esordio, a partire almeno dalla scelta di una colonna sonora minimamente decente (come mai le commedie italiane sono soddisfatte dall’avere musiche così terribili? Perché vanno bene a tutti? Perché nessuno si sente in diritto di pretendere standard un po’ mi...