L’Uomo del Labirinto, di Donato Carrisi – la recensione

Sulla linea di confine tra film italiano e film americano si muove L’Uomo del Labirinto. Un thriller all’italiana con richiami ed echi da cinema americano, con un passo operistico molto espressionista come il cinema di genere italiano ma con personaggi all’americana, con dettagli e oggetti di scena italiani ma anche con una pizza americana con il salame tondo sopra, con la pavidità italiana nel ritrarre il male ma la prosopopea retorica del cinema americano nel condannarlo. Invece che mescolare e pescare il meglio di questi due mondi (come faceva Lo chiamavano Jeeg Robot, come faceva Sergio Leone, come fa Matteo Rovere quando è più in forma, come faceva Dario Argento) riesce a finire nelle trappole e nei guai posti da entrambi quei mondi.

Con un buon lavoro sugli interni e uno pessimo sugli esterni, con una computer grafica davvero davvero da vergognarsi e non distribuire il film (tanti sono i problemi ma i trasparent...