Non c’è modo che in un film di indagini, omicidi e spostamenti alla ricerca di una risposta, se l’ambientazione è nordica e invernale, la neve e il freddo non giochino una parte fondamentale. Il senso di attutita tranquillità, la desolazione della città di notte piena di neve, la solitudine dei paesaggi extraurbani, la difficoltosa malinconia del grande freddo, tutto è in qualche modo collegato al gelo che si respira nei crimini e nell’umanità che viene proposta.

Forse proprio per questo, Tomas Alfredson, che invece della neve e del freddo aveva fatto un uso impeccabile in Lasciami Entrare, qui sembra quasi in dovere di insistere sugli scenari e sull’ambientazione invece di metterla realmente a frutto in maniere inventive.

Ma forse è proprio il termine “inventivo” che non si adatta al film tratto da L’Uomo di Neve di Jo Nesbo, perché questo thriller che rappresenta bene tutte le convenzioni dei thriller scandinavi si sforza in ogni modo di suonare convenzionale e familiare. Non ci foss...