L’UOMO SENZA GRAVITÀ, DI MARCO BONFANTI – LA RECENSIONE

Per fortuna L’Uomo Senza Gravità non comincia dalla sua fine per poi tornare indietro in flashback, altrimenti attaccherebbe con quella che facilmente sarà l’immagine peggiore di tutto il 2019 di cinema italiano: Elio Germano che sorride indossando una maschera fatta in casa con in sottofondo Cristina D’Avena.

Per arrivare a quel punto servirà una storia di ascesa e caduta nel mondo dello spettacolo di un freak postmoderno, un bambino nato senza gravità, una specie di variazione fantasiosa di un tema da Italo Calvino, da cui il film sembra mutuare anche la visione della società. Perché in questo film di Marco Bonfanti tutto sembra antichissimo, come fosse stato scritto 50-60 anni fa, solo blandamente adattato all’oggi nei riferimenti e tempestato di italo disco (una scelta che inizialmente pare molto buona ma già alla seconda traccia sembra fuori fuoco, alla terza è inspiegabile).

Il bambino nato senza gravità viene e...