È così difficile catturare la forza della parola che ogni film che ci prova è destinato o a fallire o a fallire magnificamente.

È questo quello che costituisce Manifesto: un fallimento fantastico da guardare.

Fallimento perché non sarà certo attraverso le immagini che Julian Rosenfeldt architetta intorno alle parole estratte da alcuni dei più importanti manifesti artistici e non del novecento che capiremo meglio quelle parole, ma magnifico perché gli accostamenti che crea con le sue scenette in contrasto, in armonia o in strane relazioni formano nuovi significati che nei momenti migliori addirittura esulano dai discorsi sull’arte o sulla politica.

Chiaramente al centro di tutto c’è Cate Blanchett e il suo virtuosismo di vestire 13 panni diversi, 13 personaggi differenti in 13 situazioni differenti, con 13 accenti, parlate e cadenze diverse che recitano (magnificamente, c’era davvero bisogno di precisarlo?) i suddetti manifesti. Ma forse il trasformismo e il sollucchero attoriale di una...