Questa volta David Fincher ha fatto qualcosa che non aveva mai fatto prima: ha messo il suo film dentro al film di un altro.

Intorno a Mank c’è lo scrigno di Quarto potere. Questa non è solo la storia della realizzazione del film più noto di Orson Welles e nello specifico di come il suo sceneggiatore Herman J. Mankiewicz abbia prima vissuto, poi messo in sceneggiatura (unendo finzione a realtà) i temi fondamentali di Quarto potere, ma è anche un film realizzato per somigliare nella struttura, nei richiami e in molte soluzioni a esso stesso e per estensione al cinema di quell’epoca. È un’operazione nostalgia al massimo livello di sofisticazione, un’imitazione del cinema anni ‘40 che tuttavia è sempre falsa, perché per quanto possa emulare la pellicola con il digitale, usare le librerie di suoni dell’epoca, inquadrature dell’epoca, musiche d’epoca e luci dell’epoca, il film è pieno di dettagli, soluzioni, scrittura o anche solo recitazione modernissime che lo rendono una citazione gonfia...