Gli auspici sembrano essere i peggiori quando una musichetta generica e i titoli di testa in un font giallo ocra che gira dalle parti del western accompagnano panoramiche di un paesino caratteristico sorvolato con il drone. La cattiva impressione è poi confermata quando il volo di drone stacca sulla prima scena, una cameriera di bell’aspetto che esce da un baretto umile per servire i pochi clienti attempati che sono seduti fuori. Il clichè per antonomasia del cinema italiano iperlocalizzato, quello del ritorno al piccolo, della fuga dalla modernità e che identifica nella provincia e nell’arretrato gli unici possibili veri valori.
Per fortuna a Chi M’Ha Visto accade quasi subito qualcosa di imprevedibile: viene completamente dirottato dai suoi attori sotto la guida del capopopolo Pierfrancesco Favino.

Mentre Beppe Fiorello è intento a fare il protagonista, il chitarrista turnista dei più grandi artisti italiani che non riesce a sfondare da solo e decide di scomparire artificiosamente pe...