Mia e il Leone Bianco
di Gilles de Maistre
17 gennaio 2019
Quando nel 2014 uscì Boyhood sembrava un’utopia auspicare un “effetto-Boyhood” per tutto il resto del cinema, cioè che i film cominciassero a trattare la loro lavorazione in modo da riprendere i corpi degli attori che invecchiano invece che invecchiarli con il trucco come si è sempre fatto. Invece qualcosa è cambiato.
Mia e il Leone Bianco ha avuto una lavorazione di 3 anni, nei quali non solo la bambina protagonista è cresciuta, ma è cresciuto anche il leone in questione, i due sono stati insieme e hanno sviluppato un legame. Il progetto non era quindi solo fare un film ma farlo come non lo si era mai fatto. Non solo vediamo i personaggi bambini e adolescenti (addirittura anche Melanie Laurent, in soli 3 anni sembra cambiata) ma vediamo qualcosa che altrimenti sarebbe impossibile: scene dal vero, senza effetti visivi o di montaggio, in cui un’adolescente interagisce con un leone adulto.
È evidente che questa è la bomba del film, quello che la produzione può vantare e che nessun altro ...
Pensato per rappresentare il legame tra una ragazza e un leone, Mia e il Leone Bianco fa acqua da tutte le parti tranne quando mette insieme i protagonisti
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