Un regista come Bayona, così spavaldo nei confronti del kitsch, così arrogante nel proporre grandissime storie fatte di urla e pianti, parenti divisi, bambini in difficoltà e calamità naturali immense come era The Impossible, è sempre sul crinale del rischio, sta sempre lì lì per fare un film come Sette Minuti Dopo Mezzanotte, cioè uno che dia sfogo al suo lato oscuro e segni la vittoria della pigrizia sul controllo.

La storia di un bambino alle prese con un gigantesco mostro della natura che vuole insegnargli qualcosa, che ogni volta che lo incontra lo sottopone ad una specie di seduta di psicanalisi per risvegliare in lui un ricordo sopito ed un’ammissione, proprio nei giorni in cui la madre cui è molto legato sta morendo di cancro, è un viaggio nella tenerezza che non ha nulla della profondità filmica di The Impossible. Nonostante sia contaminato da quella stessa identica tensione verso lo scuotimento dello spettatore, quella stessa grossolana e caotica idea di messa in scena che ur...