C’era bisogno davvero della versione Warner (distribuita da Netflix) del romanzo di Kipling noto più che altro per la maniera in cui Disney ne ha tratto prima un film animato e poi uno con attori (e molta animazione in computer grafica), perché nonostante l’ultima revisione sia ben più che interessante questa è più fedele all’originale e non ne tarpa le componenti più selvagge e inquietanti.

Se Disney gioca tutto il suo equilibrio sui temi che più stanno a cuore allo studio, cioè le dinamiche tra sessi (qui è quello maschile a rinegoziare il suo ruolo di dominatore) e quelle di inclusione/esclusione (clamoroso il finale della versione 2016, in cui razze diverse accettano di convivere insieme senza rinunciare alle proprie specificità), Warner cerca di non fare sconti alla componente brutale, non è interessata all’inclusione ma alla violenza della vita animale.

Affidato ad Andy Serkis, il più grande attore del mondo quando si tratta di padroneggiare la tecnica del motion capture, questo ...