Quando a Massimo Boldi rimane solo l’umorismo di parola, la situazione è nera anche per i suoi fan più affezionati.

Impossibilitato a misurarsi con le sue solite gag fisiche per raggiunti limiti di età, gli ultimi film di Massimo Boldi lo vedono impegnato più che altro in gag verbali, arma che non è mai mancata al suo repertorio ma che in passato era più che altro un condimento, mentre ora è la portata principale. Natale da Chef lo vede costretto a misurarsi con assurdità, calembour, piccoli tormentoni e la solita assurda esagerazione di effetti pratici (di montaggio più che altro) troppo poco credibili per essere divertenti, in una trama che (paradossalmente) poteva essergli più congeniale di altre.

Cuoco disastroso, Boldi viene assoldato da un catering per perdere la gara d’appalto del prossimo G7. Chiuso assieme alla sua brigata di incompetenti dentro un hotel vive dell’equivoco di pensare di essere un grande chef, chiamato per vincere e come lui anche il sommelier astemio (...