Aperto e chiuso dal rimpianto per un’altra epoca, un’altra età e un tempo ormai morto che è sempre migliore dell’attuale, No. 7 Cherry Lane è un’apologia della Hong Kong del 1967, da subito presentata come un mondo perfetto, che non tornerà più. I richiami a Proust (insistiti ed esagerati) confermano la passione di Yonfan per il ricordo e per quella patina attraverso la quale migliora tutto, per la giovinezza e il suo statuto mitologico.

Il rimpianto del resto era l’elemento determinante già dei suoi primi lavori come Love Romance e di quelli della Hong Kong anni ‘90 come Beauty. Il concetto di “anni d’oro”, introdotto già dal cartello iniziale, implica che saranno superati, che non possono essere uguagliati, c’è sempre l’impressione di stare guardando l’apice di un paese e delle vite dei personaggi. E in questa epoca d’oro uno studente bellissimo dà lezione ad una provocante minorenne che si innamora di lui, anche se lui ha un’attrazione per la madre di lei, più matura e austera con l...