Un uomo con occhi vispi da bambino e un grande borsone nero tenuto su una spalla cammina per strada con una pacata risolutezza. Poi arriva davanti a una grande casa bianca, suona il campanello e attende pazientemente. Attendiamo con lui. La porta improvvisamente si apre, e l’uomo sorride senza dire una parola. Viene trascinato dentro, ma lui si sveste con grande calma, e solo quando tutto nella casa si è calmato può finalmente aprire il suo borsone, rivelandone il contenuto: un lettino per massaggi.

È proprio con un gioco misterioso, enigmatico, fatto di attese e soprattutto di antinomie che i registi Malgorzata Szumowska e Michal Engler costruiscono il loro etereo e magnifico carillon, il loro tableaux umano, dove Zenia (Alec Utgoff) è il custode del segreto (della felicità, dell’autoconsapevolezza) e tutti quelli che con lui entrano in contatto, desiderosi di possedere la sua stessa conoscenza, sono i suoi fedeli adepti. Eppure Zenia è un semplice massaggiatore a domicilio, che ogni ...