Alle volte ci vuole un sequel per apprezzare di più un primo film.

Guillermo Del Toro cinque anni fa aveva creato un ponte tra Giappone e Stati Uniti, un film che doveva tradurre i mecha e gli jaeger per un pubblico che poteva anche non conoscerli o apprezzarli, traducendo di conseguenza anche molta dell’etica nipponica che li anima in una storia d’azione americana. Il risultato era effettivamente a metà. Ora per il sequel è cambiato tutto e la scelta è stata netta e salomonica. Pacific Rim: La Rivolta è un film pienamente americano in cui il Giappone è solo uno scenario, uno sfondo come gli altri, molto citato e rappresentato ma solo come simbolo di un retaggio di certo non portato avanti.

Già dalla prima scena le differenze sono evidenti. Pacific Rim aveva un momento di dolore in cui il robot (alla nipponica) ci dà l’impressione di arrancare come un uomo, uno in cui testa, cuore e corpo sono messi alla prova e l’immagine di un gigante di ferro monco che si trascina sulla spiaggia rim...