Lungo tutta la visione di Peppermint l’impressione è che ci sia qualcosa che non torna.

La trama è semplice: una madre vede massacrati di fronte ai suoi occhi figlia e marito, sopravvive per miracolo ma una giustizia corrotta assolve i colpevoli e vorrebbe internare lei. Scappa, diventa una combattente di MMA e cinque anni dopo torna per fare giustizia, cioè una strage di criminali. È il family revenge movie classico con tutte le sue dolci implausibilità e le sue esplosioni di violenza piena d’affetto frustrato dal lutto.

Quel che non torna non è di certo una realizzazione scadente, perché Pierre Morel lo gira bene, a regola d’arte, per quanto evidentemente non sia fatto per impressionare o per stagliarsi quanto ad unicità. Tuttavia funziona. Jennifer Garner è come sempre credibile e al netto di una sceneggiatura decisamente non precisa, non curata né inattaccabile non viene lesinata né violenza né quella patina di rude e spiccia semplicità che caratterizza il genere. Quel che no...