PUPAZZI ALLA RISCOSSA, LA RECENSIONE DEL FILM DI KELLY ASBURY

Nell’eterno correggere il finale di Il Brutto Anatroccolo per fare nuove storie che caratterizza la narrazione per l’infanzia contemporanea, in Pupazzi alla Riscossa i protagonisti sono dei pupazzi fallati, una variazione molto più pavida dei brutti di Nightmare Before Christmas (perché non sono così brutti e il loro mondo di scarti non è così “di scarti”).

Questi pupazzi fallati vengono buttati da un sistema automatizzato di produzione ma tramite uno stratagemma di uno di loro (il loro Cesare) finiscono in una specie di isola. La meccanica e l’architettura del tutto è abbastanza astrusa e diventa ancora più escheriana quando i pupazzi decidono di risalire il tubo che li ha condotti lì, finendo in un altro regno ancora, ma non si capisce bene passando dove e come, secondo quale logica, per poi fuoriuscire un’altra volta (questa volta però dalla porta giusta) verso il mondo libero.

Sono pupazzi che vivono un’esistenza devota...