Gli uomini e le donne “del mondo” sono, secondo i testimoni di Geova, tutti quelli che non appartengono alla loro comunità, è la maniera in cui li definiscono. In questa curiosa forma di separazione, che sembra un complimento dal punto di vista di chi non è testimone di Geova mentre suona come una condanna dalle loro bocche, sta parte del fascino della sceneggiatura di La Ragazza del Mondo. Come capita spesso nei film sulla religione, il tema del contendere è l’adesione o meno ad un mondo di regole, non si parla mai di fede qui ma semmai della vita in una comunità così stretta e chiusa da poter essere chiamata setta e soprattutto delle proibizioni che comporta. La parte interessante è che il mondo fuori, quello in cui finisce la protagonista nella temperie dei sentimenti che si svegliano, è uno non propriamente salvifico, quello degli spacciatori di droga e del piccolo crimine.

Mai assolutorio, mai pronto a condannare a spada tratta, La Ragazza del Mondo ha un equilibrio e una serie di...