Da Belle e Sebastien in poi il cinema franco-tedesco-svizzero sta sfruttando più che può le storie di montagna e animali, storie tradizionali possibilmente rilanciate negli anni ‘80 dall’animazione giapponese. Così dopo la storia di Belle (un successo tale da giustificare un sequel) è arrivata Heidi e ora Remi (in mezzo anche Abel – Il Figlio Del Vento), tutte o quasi capaci di accoppiare noti attori nel ruolo di nonni/mentori e bambini esordienti nelle parti protagoniste (Bruno Ganz per Heidi, Jean Reno per Abel). Tocca a Daniel Auteuil stavolta il ruolo del violinista che aiuta l’orfanello Remi a trovare la sua voce (letteralmente) e a ricongiungersi con i genitori perduti (senza dimenticare cane e scimmietta al seguito) ma per il resto lo schema è sempre quello.

Montagne, animali, bambini e nonni, il format è chiarissimo e ha successo oggi come 30 anni fa in animazione, come più di cento anni fa su pagina scritta (il romanzo Senza famiglia di Hector Malot del 1878). Rispetto a...