Terzo film italiano in Concorso e arrivano i buu e i fischi della platea di critici e giornalisti. E la chiamano estate di Paolo Franchi sceglie la via del titolo con canzone pop riconoscibile (moda italiana dell'ultimo decennio da Ricordati di me di Muccino a Notte prima degli esami, Mio fratello è figlio unico, Figli delle stelle, Te lo leggo negli occhi e un'altra ventina) ma batte le strade del cinema d'autore più impervio, non commerciale e fragile. E infatti, vuoi la stanchezza, vuoi quel fantozziano spirito di infantile rivalsa che ogni tanto subentra tra noi analisti a metà Festival, ma ecco che verso la fine del film sono arrivati commenti salaci, applausi derisori, versi e mugolii di scherno. Ed era la proiezione delle ore 11. Chissà cosa sarebbe successo a quella delle 9 del mattino.

Si dirà: cose tipiche da Festival. Certamente. Sono le regole del gioco. Lui era già stato massacrato in Concorso a Venezia con il preceden...