Alla fine di Alaska si è un po’ incerti su quale sia la storia a cui si è assistito. È il racconto di un amore tra due persone che si trovano casualmente e sembrano non riuscire a separarsi in un mare di inganni, prigioni e omicidi? È il racconto di un uomo ambizioso, che passa per il carcere, risorge in una discoteca e lastrica la sua strada al successo di relazioni tradite? O è la storia di un altro personaggio ancora, uno minore, che il locale del titolo lo voleva mettere in piedi ma che di tutta la trama è una vittima collaterale?
Facile rispondere che Alaska è tutto questo (e un filo di più) ma in realtà l’impressione è che l’ultimo film di Cupellini, scritto con i soliti Gravino e Iuculano, sia uno dei tentativi più riusciti di cinema italiano ad ampio respiro, uno che non indica la via allo spettatore ma lo costringe ad essere parte di un realtà in cui è libero di schierarsi o guardare chi preferisce.

Ovviamente ci sono dei protagonisti, Elio Germano (...