Ci sono dei colpi che grazie al sound design esagerato percepiamo essere fortissimi all’inizio di Borg McEnroe, li spara Bjon Borg senza che intuiamo bene la partita, l’azione o il contesto. Contano solo le martellate, perché è quello che sarà questo film per buona parte: la definizione di due atleti come interpreti di due modi di intendere la vita (il martello e la lama, dice un commentatore proprio all’inizio per introdurli). Era quello che i media avevano deciso sarebbe stata la narrazione della loro sfida, ed è quello che Janus Medz Petersen decide debba essere la sua lettura della grande rivalità. La freddezza contro la rabbia in due uomini molto simili, che nel diventare atleti hanno affrontato le stesse difficoltà ma reagito in maniere diverse per via di due figure paterne diverse. Il padre biologico per McEnroe, quello putativo, cioè l’allenatore, per Borg. Due facce della stessa medaglia, cioè il western.

Forse anche per questo non manca di esagerare la situazione Borg...