Realizzare un film come C’est La Vie è una delle imprese più difficili in assoluto.

Raccontare di un gruppo di protagonisti elevato (i membri di un grande catering, dai principali fino alle ultime ruote del carro), tutti presi in un unico grande evento (l’organizzazione di un grandissimo matrimonio), tutti con le loro singole storie e contemporaneamente presi da una trama più grande che li associa, tutti con un rapporto particolare con l’altro, spesso tutti in scena insieme. E soprattutto, tutte le singole trame, più la trama generale vengono costruite e seminate nella prima parte, per poi deflagrare ed essere raccolte nella grande e lunga corsa finale, in cui ogni elemento accennato all’inizio e ogni nodo ritorna al suo pettine per una gag, una battuta o una situazione a cui il pubblico può partecipare in pieno, perché ne conosce sempre l’antefatto.

La struttura e il sottogenere sono nati non a caso nell’epoca e nel luogo in cui il cinema era un’industria regolare e organizzata come n...