Il dettaglio che non bisogna trascurare nei credits di Rush è il nome di Peter Morgan alla sceneggiatura.

Già con Ron Howard per Frost/Nixon, lo sceneggiatore inglese è tra le penne migliori d'Europa (autore di The Deal, The Queen, I due presidenti e Il maledetto United), e in Rush regala uno dei suoi script migliori, talmente buono che nonostante sia indirizzato sui lidi di Ron Howard (manicheismo, riproposizione stantia di strutture mandate a memoria, riduzione ai minimi termini delle psicologie individuali…) riesce a regalare un film a due in cui è difficile capire chi sia il vero protagonista e che, è chiaro solo al momento del dialogo finale, è centrato più sul concetto stesso di "rivalità" che sulla Formula 1 o Lauda vs. Hunt. Come già un paio di film americani hanno fatto negli ultimi due anni (L'arte di vincere e il sottovalutatissimo ma sorprendente Un anno da leoni) Rush racconta che vince...