Il tentativo è l’ennesimo: prendere una proprietà intellettuale e modernizzarla per lanciare possibili serie, franchise, spin-off ecc. A Scooby-Doo è capitato diverse volte, una anche con un famigerato live action pieno di ex teen star nel 2002 (scritto da James Gunn!).
Ora l’operazione è affidata alla Warner Animation, il dipartimento che negli anni si è distinto per un lavoro molto forte sulla scrittura e sull’umorismo, principalmente grazie alla spinta di Phil Lord e Chris Miller. Qui non c’è quella pressione così forte sulla comicità, ma è indubbio che il tentativo è migliore di quel che si potrebbe temere.
Tutto inizia con una origin story dei personaggi (cosa che non era mai esistita ma che, come noto, è oggi indispensabile). Ci viene raccontato il loro incontro e il primo caso, in una notte di Halloween in cui c’è chi è travestito da un personaggio di cui la Warner ha i diritti per il cinema (Wonder Woman) e chi viene invece confuso per un altro personaggio di cui la Warne...
Il reboot di Scooby-Doo crea un universo condiviso Hanna-Barbera, crea delle origini e cerca di ribilanciare tutto per la morale contemporanea
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